Analisi Fondamentale e Forex – Cosa Bisogna Sapere

Il forex è un campo di investimento sempre più diffuso anche tra i risparmiatori italiani, in quanto garantisce spesso un rendimento significativo e realizzato più velocemente di altre forme di investimento. Esso consiste nel cercare di ottenere un guadagno dalla compravendita di una valuta contro un’altra, indovinando la direzione dei corsi.

Poiché nulla è affidato al caso, la possibilità di realizzare o meno un guadagno è determinata dall’analisi sottostante. A tale proposito, distinguiamo tra analisi fondamentale e analisi tecnica.

L’analisi fondamentale consiste nello studio delle variabili economiche e geopolitiche, che possono determinare il corso di una valuta rispetto a un’altra o a tutte le altre, specie con riferimento al medio-lungo termine. Il principio che risiede alla base di questa analisi è che i prezzi tendono sempre a riportarsi ai loro fondamentali, ossia si adeguano al valore sottostante, in questo caso, dell’economia in esame.

Questo aspetto è molto importante e differenzia l’analisi fondamentale a quella tecnica, ove quest’ultima si concentra sui “rumors”, su quegli aspetti anche di brevissimo termine, che possono influire sul cambio tra due valute, indifferentemente dalle condizioni economiche e geopolitiche sottostanti.

Gli indicatori presi in esame per cercare di valutare se una valuta possa apprezzarsi, rimanere sostanzialmente stabile o deprezzarsi nel tempo sono l’inflazione, il tasso di di disoccupazione, la bilancia commerciale, la politica fiscale del governo e quella monetaria della banca centrale, nonché i fattori geopolitici influenti.

Ad esempio, se il dollaro è abbastanza debole sul mercato contro l’euro, ma la Federal Reserve annuncia o fa intendere più o meno chiaramente che a breve alzerà i tassi, dando vita a un’inversione di politica monetaria, ciò ci lascia intuire che il dollaro sarà destinato ad apprezzarsi, mentre l’euro dovrebbe deprezzarsi. Da qui, in un’ottica di medio-lungo periodo, ovvero guardando a una prospettiva anche di mesi, compro dollari e vendo euro, così da rivendere i primi, quando si saranno apprezzati ai valori presumibilmente massimi contro la moneta unica, riottenendo maggiori unità di euro.

L’aspetto più problematico dell’analisi fondamentale è che non è alla portata di tutti, nel senso che richiede conoscenze di macroeconomia approfondite e bisogna allo stesso tempo guardare a più indicatori, la cui lettura non è sempre di facile interpretazione. Come interpretare, ad esempio, un aumento della disoccupazione negli USA, rispetto al trend futuro del dollaro?

Da un lato, infatto, una maggiore disoccupazione implica che gli americani avranno minore reddito e compreranno minori beni dall’estero, con ciò migliorando il saldo della bilancia commerciale e rafforzando così il dollaro. Dall’altro lato, però, proprio in considerazione di questo aspetto negativo sul mercato del lavoro, la Federal Reserve potrebbe intervenire con un taglio dei tassi o altre misure espansive di politica monetaria, al fine di sostenere l’occupazione americana. E ciò inevitabilmente impatterebbe sul dollaro, deprezzandolo.

Per questo, è importante affidarsi a broker che abbiano una comprensione non superficiale dell’economia, che riescano, cioè, a guardare ai fondamentali, aldilà delle tendenze di breve o brevissimo termine.

Nel caso di cui sopra, ad esempio, bisognerebbe verificare il saldo delle partite correnti, per capire se vi sia o meno una domanda netta di dollari o se si stia registrando un deflusso di capitali e riuscire a prevedere quale influenza avrebbe un’azione della Federal Reserve su tale indicatore macroeconomico.

Non sempre è agevole anche per un esperto prevedere quale sarà l’influenza di uno o più dati macroeconomici sulla valuta, in un arco temporale più breve. In genere, la pubblicazione degli indicatori macroeconomici avviene a scadenze regolari e prestabilite, mentre divengono spesso rilevanti le esternazioni e le dichiarazioni dei principali “policy-makers” di una nazione, come di un premier, di un ministro, di un politico influente, di un capo di stato, di un governatore della banca centrale, etc.

Inoltre, bisogna fare i conti con le aspettative, che oramai sono spesso anche più importanti dei dati in sé, nel breve termine. Ad esempio, se il pil USA risulta cresciuto nell’ultimo trimestre del 2% su base annua, la reazione dei mercati, compreso quello valutario, potrebbe essere negativa, qualora gli investitori avessero stimato una crescita più alta, per cui tenderà a prevalere l’effetto delusione. Tuttavia, l’analisi fondamentale ci dice che nel medio-lungo termine, il dato, se confermato, non potrà che spingere in alto il biglietto verde, quali che fossero le aspettative degli operatori. Lo stesso dicasi, ad esempio, per gli indici di fiducia (consumatori, imprese), che lungi dall’essere scientificamente provati, forniscono una base importante di informazioni al mercato per comprendere se il clima in un dato paese sia positivo o negativo.

Rispetto all’analisi tecnica, quella fondamentale potrebbe richiedere maggiore tempo perché si realizzi un guadagno sulle valute, ma lo stesso ragionamento vale per qualsivoglia altro prezzo. Spesso, grazie a questa analisi si è in grado di avere un’idea pressoché precisa di quale debba essere il tasso di cambio tra due valute, sulla base dello studio dei fondamentali. In sostanza, l’analisi fondamentale ci aiuta a capire se una valuta sia sopravvalutata o sottovalutata allo stato attuale.