Segnali Forex – Cosa Sono e Come Ottenerli

L’investimento in forex è sempre più diffuso anche in Italia e consiste nella possibilità anche per un piccolo risparmiatore di investire del denaro sul mercato valutario, sfruttando i movimenti delle valute e cercando di guadagnare su di esse.

Se, ad esempio, punto 1.000 euro per comprare dollari al tasso di cambio di 1,28 e successivamente, anche dopo qualche ora o minuto, il dollaro si apprezza e sale al rapporto di 1,25, avrò ottenuto un guadagno, perché con i 1.000 euro avevo acquistato 1.280 dollari, mentre adesso questi valgono 1.024 euro col nuovo tasso di cambio. In pratica, ho guadagnato 24 euro su 1.000, il 2,4%, magari nell’arco di solo qualche minuto.

Da qui, possiamo intuire le grosse potenzialità del forex, ma anche le possibili perdite a cui andiamo incontro se ci buttiamo su di esso in modo scriteriato, senza alcuna competenza ed esperienza e affidandoci solo al nostro intuito, magari non supportato da alcuna analisi di base.

Lo stesso esempio di prima potrebbe trasformarsi in un caso negativo, se il movimento del dollaro andasse nella direzione opposta a quella da noi auspicata, perché la divisa americana si deprezza, anziché rafforzarsi. Inoltre, abbiamo acquistato a 1,28 e abbiamo venduto a 1,25, ma chi ci dice che il dollaro non si sarebbe rafforzato ancora di più, magari salendo a un cambio di 1,22? Se così fosse, fatto salvo il guadagno, esso è stato limitato dalla nostra fretta di chiudere la posizione. In altri termini, ci siamo fatti prendere dalla voglia di incassare subito un guadagno certo, anche se poteva essere più alto aspettando.

Vediamo come si fa, quindi, ad evitare di incorrere in perdite o a ampliare i guadagni. Un modo sarebbe quello di cogliere i segnali operativi forex, ossia quell’insieme di informazioni, derivanti da fonti utili e attendibili, che ci consigliano esattamente quando sarebbe il momento di aprire o di chiudere una posizione.

Questi segnali arrivano da esperti, da coloro che conoscono bene il mercato, perché vi operano a livello professionale o perché sono abituati ad analizzarlo costantemente.

Questi segnali possono essere reperiti con molta facilità, ma non sempre sono erogati gratuitamente. Gli operatori potrebbero chiedere il pagamento di una commissione per ottenere tali segnali e, quindi, bisogna sempre fare attenzione che ne valga la pena, se i costi non siano pari o superiori ai potenziali guadagni che ne deriverebbero.

Ovviamente, che un servizio di invio dei segnali forex avvenga a pagamento non deve essere considerata una discriminante negativa, anche se sono possibili molte soluzioni gratuite. L’esperto che eroga il servizio a pagamento, infatti, percepisce la commissione indipendentemente dal fatto che il suo consiglio si riveli esatto o sbagliato, ma va anche detto che il suo lavoro si basa sulla credibilità che riesce a mostrare nel variegato mondo degli investitori. Se sbagliasse troppe previsioni, inviando ai clienti segnali sbagliati, è evidente che nessuno lo sceglierebbe. Con altrettanta evidenza, però, può certamente commettere errori, anche basandosi su informazioni e analisi del tutto corrette, perché il mercato non sempre si muove secondo le previsioni.

I segnali possono essere inviati anche per mail. Sarà, quindi, il trader a inserire gli ordini consigliati sulla piattaforma di trading.

Per evitare di seguire i segnali sbagliati, bisogna affidarsi a persone realmente esperte e che abbiano un certo seguito e credibilità tra i clienti. Per questo, è importante documentarsi, specie se il segnale ci viene inviato a pagamento. Non affidiamoci a ragazzini o improvvisati maghi della finanza, ma a gente con un certo excursus professionale alle spalle.

Detto questo, abbiamo avvertito che anche l’esperto più bravo può sbagliare l’invio dei segnali, causandoci perdite o limitando i nostri guadagni. Un modo per ridurre al minimo i rischi è di affidarsi, quindi, ai segnali provenienti da diversi esperti, così da verificare cosa dicano nel loro insieme. Statisticamente è sempre meno probabile, infatti, che tante persone sbaglino previsione allo stesso momento.

Negli ultimi tempi si sta diffondendo anche il social trading, che ci consente di copiare in modo automatico quello che fanno gli altri trader, come se si trattasse di segnali. Inoltre, per cercare di seguire i migliori, esiste una piattaforma che ci permette di sapere quali siano i trader che hanno guadagnato di più nel tempo e che, quindi, si dimostrerebbero più affidabili.

In genere, affinché i segnali di ingresso e di uscita siano considerati validi, dovrebbero sussistere alcune condizioni. Anzitutto, il trader non dovrebbe avere alcun processo decisionale. I segnali, poi, devono essere chiari e non ambigui, nel senso che dovrebbero essere privi di obiettivi multipli, di voci poco chiare, altrimenti potrebbero generare confusione nel trader. Le istruzioni di gestione, poi, devono essere precise.

Solo se i segnali possiedono queste caratteristiche e sono applicati in maniera corretta (possono essere inviati anche più volte al giorno), essi possono trasformarsi in un fattore di successo nel forex e nella costruzione di un reddito di lungo termine.

Tassazione Forex – Broker Italiani e Broker Esteri

Il forex è una forma di investimento sempre più diffuso in Italia e che consiste nella possibilità di ottenere un guadagno dalla compravendita di valute straniere, sfruttando in proprio favore i movimenti dei tassi di cambio. Poniamo, ad esempio, di acquistare 1.000 dollari, quando il tasso di cambio tra euro e dollaro è di 1,30. In sostanza, spendiamo 769,23 euro. Mettiamo di rivenderli, quando il tasso di cambio è mutato a 1,28 (il dollaro si è rafforzato contro l’euro), incassando così 781,25 euro. Abbiamo ottenuto un guadagno di 12,02 euro, pari all’1,56% dell’investimento iniziale. Potrebbe sembrare poco, ma prestiamo attenzione al fatto che tali margini possono ottenersi anche dopo pochi minuti o qualche ora o giorno e che possono anche essere di gran lunga maggiori.

Una volta compreso questo meccanismo, sorge una domanda, se riesco a guadagnare grazie al forex, devo pagarci anche le tasse, e se sì, quali.

In teoria, il guadagno realizzato con il forex potrebbe essere soggetto al pagamento dell’Irpef, l’imposta sui redditi delle persone fisiche. In pratica, dovremmo dichiarare le somme guadagnate nella denuncia dei redditi, sottoponendoli alle aliquote Irpef, che arrivano fino al 43% e che sono progressive, in base al reddito dichiarato. Tuttavia, questa imposta si applica al forex se sussiste almeno uno dei due elementi: in primis, che la valuta straniera sia tenuta almeno per una settimana. Nel caso sopra riportato, dovremmo avere tenuto i dollari per almeno 7 giorni, prima di rivenderli e questo accade raramente con chi cerca un guadagno sul forex, magari anche di piccola entità.

Secondo punto: i guadagni devo essere almeno pari a 51 mila euro nell’anno solare. Anche in questo caso, sarebbe da escludere dalla platea dei potenziali contribuenti Irpef la quasi totalità di chi opera sul forex, in quanto tali cifre vengono raggiunte solo da qualche investitore di un certo livello.

In definitiva, quindi, possiamo affermare che chi realizza guadagni con la compravendita di valute straniere non sarà quasi mai soggetto al pagamento dell’Irpef.

Di recente, è stata introdotta in Italia la cosiddetta “Tobin Tax”, ossia un’imposta sulle transazioni finanziarie, con lo scopo di colpire gli investimenti prettamente speculativi. Tra questi, certamente rientra anche il forex, in teoria. Passando alla pratica, infatti, sarà anche in questo caso molto difficile che la Tobin Tax si applichi ai tuoi investimenti in valute straniere. Affinché ciò sia possibile, è necessario che i guadagni siano realizzati inday, mentre chi opera nel forex li realizza, in genere, intraday. Inoltre, l’imposta è dovuta, solo se chi investe è una società quotata, mentre nel caso di un trader forex, parliamo quasi sempre di un privato cittadino, quindi, non soggetto a questo tipo di imposta finanziaria.

Da ciò ne deriva che l’unica imposta che certamente si applica ai guadagni realizzati col forex è quella sulle rendite finanziarie, trattandosi di realizzi in conto capitale. L’aliquota è stata al 20% fino al 30 giugno 2014, ma è salita al 26% successivamente. Di conseguenza, tutti i guadagni realizzati con un investimento nelle valute straniere vanno tassati al 26%. Nel caso sopra riportato, sui 12,02 euro di margine (al lordo delle commissioni dovute al broker), dovremmo pagare 3,13 euro.

Potrebbe sembrare molto, ma se si tiene conto che le aliquote Irpef, come sopra detto, arrivano fino al 43%, dovremmo essere contenti che si paghi questa imposta e non quella sui redditi delle persone fisiche. Vero è, però, che tale aliquota risulta più che doppia di quella prevista sui rendimenti dei titoli di stato, pari al 12,50%. Peraltro, bisogna anche considerare che chi investe nel forex si assume rischi potenzialmente elevati, per cui l’aggravio fiscale di questi ultimi mesi appare per molti operatori ingiusto e disincentivante dell’attività di trading.

Quanto alla modalità di pagamento dell’imposta, sono previsti due regimi. Il primo è quello sostitutivo, che si ha nel caso in cui è il broker ad applicare al guadagno l’imposizione, trattenendola direttamente e versandola allo stato, fungendo come sostituto d’imposta. In questo caso, quindi, il trader (tu) incasserà la somma al netto delle imposte e nulla dovrà più dichiarare al fisco.

Nel caso di regime dichiarativo, invece, è il trader a dovere versare materialmente l’imposta, dopo avere denunciato i guadagni in conto capitale realizzati nell’anno solare al rigo RT – Plusvalenze di natura finanziaria del modello Unico, inserendo il totale dei corrispettivi nella sezione II-B della dichiarazione, al rigo RT 41.

E’ altresì possibile, in questo caso, portare in detrazione dalla base imponibile le eventuali perdite realizzate anche negli esercizi precedenti, purché non oltre il quarto. Va compilato allo scopo il rigo RT 45, tenendo ben presente che le aliquote negli anni sono cambiate. La tassazione sulle rendite era pari al 12,50% fino al 31 dicembre 2011, al 20% dall’1 gennaio 2012 fino al 30 giugno 2014 e successivamente al 26%.

Se il broker è residente all’estero, va compilato anche il rigo RW del modello Unico, relativo al monitoraggio delle attività finanziarie prodotte all’estero.

Infine, il pagamento dell’imposta sostitutiva si effettua col modello F24 con il codice tributo 1100, rateazione 01 01. Con l’F24, l’imposta può essere compensata con qualsiasi altro credito capiente e relativo ad altri tributi.

Forex Broker Affidabili – Come Scegliere i Migliori

Il forex è diventato una forma di investimento molta diffusa anche in Italia, specie da quando sono attivi online diversi siti che offrono tale servizio. Si tratta della possibilità anche per un piccolo risparmiatore di ottenere un guadagno dalla compravendita di valuta straniera, grazie alla differenza tra il prezzo di acquisto e quello di rivendita. Ad esempio, se compro 1.000 dollari, quando il tasso di cambio tra euro e dollaro è di 1,30, avrò speso 1000: 1,30 = 769,23 euro. Se rivendo i 1.000 dollari, dopo un lasso di tempo X (qualche minuto, ora, giorno o mese dopo), quando il tasso di cambio tra euro e dollaro è pari a 1,28, avrò incassato 1000 : 1,28 = 781,25 euro. Il mio guadagno è stato, quindi, pari a 781,25 – 769,23 euro, ossia 12,02 euro, ossia l’1,56% della cifra investita. Ovviamente, se operò attraverso un broker, questi vorrà una fetta del mio guadagno, per cui dovrò tenere presente la percentuale che tratterrà.

Due sono le categorie principali di investitori nel forex: esperti, che vogliono monetizzare dalle loro conoscenze approfondite di finanza e mercati dei cambi; piccoli risparmiatori, poco o nulla preparati in materia, ma che decidono di affidarsi ai servizi di un forex broker per realizzare un guadagno anche immediato, puntando poco.

A questo punto, bisogna chiedersi cosa fa un forex broker e come capire se è quello che fa per te. Partiamo dal dire che un broker realizzerà un profitto sulla percentuale da te guadagnata con il gioco del cambio, per cui va rigettata la vulgata, secondo cui un broker guadagnerebbe dalle tue perdite. Risulta essere semplicemente falso e se ben ci pensi non ha senso.

Diversi elementi devono essere tenuti presenti per valutare la scelta di quello giusto. Anzitutto, devi verificare che sul sito del broker vi sia l’autorizzazione ad operare, rilasciata in Italia dalla Consob. Un sito web curato e costantemente aggiornato è un altro indizio positivo, così come devi assicurarti che il broker abbia recensioni positive da parte dei clienti, magari solamente digitando su un motore di ricerca il nome del sito che offre il servizio di mediazione. Se noti che molti clienti, apparentemente seri, lamentano scarsa serietà e denuncino l’inaffidabilità del broker, sarà meglio farsi un altro giro e puntare su qualcun altro.

Che tu sia un esperto o un completo ignorante in fatto di valute, è sempre consigliabile scegliere il broker che offre un servizio costante di analisi, anche grafica, che ti aiuti a capire come si stiano muovendo i cambi e quali elementi ne influiscono il corso nell’arco della singola seduta, della settimana o nel medio termine. In sostanza, un buon broker dovrebbe spiegarti di giorno in giorno quali siano i cosiddetti “market movers”, i fattori, cioè, che influenzano le contrattazioni. Se si attende, ad esempio, che una determinata banca centrale alzi i tassi, il sito dovrebbe avere l’accuratezza di avvertire che la relativa valuta sarebbe destinata nell’arco della/e sedute/e X ad apprezzarsi. E via dicendo.

Altro aspetto fondamentale è che venga assicurato nelle ore di contrattazione un servizio clienti, in particolare, quello telefonico. Questo, perché una chiamata potrebbe rendersi del tutto necessaria per avere all’istante chiarimenti su quanto stia accadendo nel corso della seduta a una valuta su cui si è investito. A parità di tutto il resto, sarebbe opportuno scegliere il broker che garantisca assistenza alla clientela in modo del tutto gratuito.

E preferibilmente si dovrebbero scartare anche quei siti che offrano il servizio applicandovi commissioni e/o canoni mensili fissi, quindi, slegati dalla realizzazione dei guadagni, perché ciò implica la possibilità che sia intaccato anche il tuo capitale, nel caso in cui i guadagni fossero inferiori ai costi fissi, in un determinato periodo di tempo.

Altro fattore per la scelta: assicurati che il funzionamento del sito sia quanto più semplice possibile, che un ordine possa essere eseguito con uno o pochissimi clic.

Inoltre, le commissioni in percentuale sul guadagno non dovrebbero essere eccessive, in sostanza gli spread dovrebbero essere minimi. A parità di tutto il resto, infatti, sarebbe più opportuno scegliere un broker che applica commissioni basse e una leva alta. Mediamente, un buon broker offre una leva di almeno 1 a 100, ma esistono alcuni che offrono una leva di anche 1 a 400.

Metti sempre in conto che un broker potrebbe anche fallire, cosa che accade se i clienti non guadagnano abbastanza per coprire almeno i costi del servizio offerto. Per questo, è consigliabile affidarsi a un intermediario che abbia una solida base di clienti seri ed esperti, in grado di azzeccare con frequenza le scommesse.

In caso di fallimento, in teoria potresti perdere fino al 100% della cifra investita, ma molto dipende dal tasso di legalità del broker, perché più è trasparente il modo in cui opera, maggiore è la tutela che la legge ti offrirebbe in questi casi.