Coppie di Valute nel Forex – Come Scegliere su Quali Investire

Il forex è il mercato delle valute, che consiste in scambi quotidiani stimati in 5.300 miliardi di dollari. Le opportunità di investimento in questo ambito sono tantissime, anche perché si tratta di un mercato molto liquido e in costante crescita, che non dorme mai, se è vero che è l’unico ad essere aperto 24 ore al giorno per 7 giorni alla settimana, riguardando lo scambio di valute di tutte le aree del pianeta, quindi, con fuso orario diverso.

Risulta essere innegabile come il dollaro americano compaia in quasi tutte le coppie valutarie. In questi casi, parliamo di coppia “major”. Il dollaro USA spesso consente lo scambio di una valuta rispetto a un’altra, in forma indiretta. Ad esempio, se vogliamo comprare dollari australiani, l’accesso non è diretto, ma tramite il dollaro USA. Per cui scambiamo prima dollari australiani contro dollari USA e, in seguito, dollari USA contro euro o sterline o yen.

stocastico forex

Quando nel rapporto tra valute non compare il dollaro, parliamo propriamente di “cross”, mentre si definisce esotico lo scambio tra valute, di cui almeno una che fosse secondaria, in genere, appartenente a un’economia emergente.

Il mercato forex è in piena evoluzione, dato che valute fino a pochi anni fa considerate del tutto secondarie stanno adesso assumendo una posizione sempre più rilevante per gli scambi, come nel caso dello yuan cinese, nei fatti la valuta della seconda economia del pianeta dopo gli USA.

Caso particolare è quello dell’euro, che non esisteva fino al 1999 e che solo successivamente alla sua nascita ha potuto iniziare a contrastare il dominio assoluto del dollaro.

Dicevamo che il forex offre opportunità di investimenti. Questi derivano dall’attesa di un profitto, anche immediato, derivante dalla compravendita di una coppia di valute e dalle relative fluttuazioni, se vanno nella direzione da noi auspicata.

Poniamo di acquistare dollari contro euro, quando il cambio tra le due valute è di 1,20. Ipotizziamo che il dollaro si rafforzi dopo un lasso di tempo x (secondi, minuti, giorni, mesi, etc.) e che il cambio scenda a 1,15. Se abbiamo venduto 10.000 euro per acquistare dollari al cambio di 1,20, avremmo ricevuto 12.000 dollari. Se il cambio si è rafforzato a 1,15, questa somma vale adesso 10.435 euro, il 4,3% in più della somma investita, al lordo delle commissioni (e delle tasse, che si pagano, però, solo se la valuta estera viene detenuta consecutivamente per almeno 7 giorni).

Come abbiamo visto, quindi, la realizzazione del profitto è legata qui, come per qualsiasi altra forma di investimento, dall’attesa di un rialzo dei prezzi della valuta acquistata. L’attesa non è basata su ipotesi arbitrarie, ma sull’analisi tecnica e fondamentale del mercato. La prima ci viene in soccorso per cercare di comprendere il movimento dei prezzi delle valute nell’arco anche di pochi minuti, attraverso lo studio dei grafici e l’individuazione dei punti di rottura, ossia oltre i quali si avrebbe un’inversione di tendenza. L’analisi fondamentale, invece, mira più allo studio dei movimenti nel medio termine, attraverso la lettura dei dati economici, ma anche dei fattori geo-politici, etc.

A questo punto ci chiediamo quando e come scegliere una coppia valutaria nella speranza di realizzare un profitto. Risulta essere evidente che ciò deriva dall’attesa di variazioni relativamente elevate, a causa di determinati fattori. Ad esempio, se siamo in attesa che la banca centrale di un certo paese annunci una svolta di politica monetaria (restrittiva o espansiva), è evidente che ciò influirà sul corso della relativa valuta. Lo stesso dicasi quando vengono pubblicati dati macro economici di una certa rilevanza.

Risulta essere consigliabile evitare di cimentarsi nell’analisi sia tecnica che fondamentale, perché solo un analista esperto sarebbe in grado di leggere i dati con la dovuta cura. Così, per esempio, se risulta che il tasso d’inflazione negli USA è più alta delle attese in un dato mese, la prima reazione dell’investitore potrebbe essere quella di vendere dollari per comprare, ipotizziamo, euro. In realtà, se quel dato negativo potrà portare a una politica monetaria più restrittiva da parte della Federal Reserve, attraverso un nuovo rialzo dei tassi o il rinvio di un taglio, il dollaro potrebbe essere, invece, da acquistare, magari in un’ottica speculativa di breve periodo.

In generale, il mercato tende a ridurre o anche ad eliminare arbitraggi tra valute, in modo da riportare nel tempo i corsi ai loro fondamentali. Il consiglio, tuttavia, è di puntare sempre sulle coppie valutarie più frequentemente utilizzate per gli scambi, come l’euro-dollaro, il dollaro-yen, l’euro-sterlina, l’euro-franco svizzero, etc. Su questi mercati, infatti, la liquidità è alta, specie in certe fasce orarie – quelle corrispondenti all’attività del forex del rispettivo paese – mentre se si punta su coppie poco scambiate, essendo bassa la liquidità è sufficiente un piccolo movimento del mercato per provocare anche ampie fluttuazioni e ciò potrebbe da un lato amplificare i nostri guadagni, se abbiamo vinto la scommessa, dall’altro le nostre perdite, se i corsi sono andati nella direzione opposta a quella desiderata.

Orari del Mercato Forex – Apertura e Chiusura

Il mercato forex, ossia quello in cui avviene l’incontro tra la domanda e l’offerta tra le diverse valute del pianeta, è “over the counter”, a differenza dei mercati borsistici, nel senso che gli scambi avvengono al di fuori del mercato regolamentato e non vi è un luogo fisico, dove essi si realizzano.

Poiché gli scambi si hanno tra le valute di paesi con fusi orari differenti, il forex è un mercato aperto 24 ore su 24 e per 6 giorni alla settimana. Nella pratica, le contrattazioni si aprono alle 23 dell’ora italiana di domenica con la sessione asiatica e si chiudono alle 22 ore italiane di venerdì con la sessione americana.

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Ogni giorno, la sessione asiatica inizia alle ore 23 e si conclude alle ore 10, sempre avendo come riferimento l’orario italiano. La sessione europea, invece, si apre alle ore 9 e si chiude alle ore 18. Infine, la sessione americana inizia alle 14 e si conclude alle 23. Nel dettaglio, Londra apre alle ore 9 e chiude alle 17, New York apre alle ore 14 e chiude alle 22, Sidney apre alle ore 23 e chiude alle 7, mentre Tokyo apre all’1 e chiude alle 9.

Lungi dall’essere una semplice curiosità, conoscere gli orari di apertura e di chiusura di ciascuna sessione è molto importante, perché più che in altri mercati, la scelta dell’orario in cui effettuare acquisti o vendite di valuta potrebbe rivelarsi decisiva per il successo dell’operazione. Infatti, vale anche nel forex che più un mercato è liquido, minori tendono ad essere le fluttuazioni, grazie all’abbondante domanda e offerta.

Pertanto, è importante capire quali siano le ore, in cui il mercato è maggiormente attivo, ovvero in quali fasce orarie della giornata di contrattazioni si ha il picco degli scambi. Ebbene, possiamo affermare che tali picchi di attività si hanno in quelle ore, in cui s’incrociano le diverse sessioni: Londra – New York, dalle 14 alle 17; Sidney – Tokyo, dalle 23 alle 8; Londra – Tokyo, dalle 9 alle 10.

In particolare, i volumi delle contrattazioni nelle sessioni di Sidney e Tokyo rappresentano oltre un quinto del totale nel mondo. Le principali piazze finanziarie sono quelle di Wellington (Nuova Zelanda), Sidney (Australia), Tokyo (Giappone), Hong Kong e Singapore.

Gli scambi riguardano essenzialmente due coppie di valute: USD/JPY e EUR/JPY, cioè tra dollari USA e yen giapponesi e tra euro e yen.

La sessione europea rappresenta la metà degli scambi valutari del pianeta. Essa si sovrappone parzialmente alla sessione americana dalle 14 alle 17. Ne consegue che in queste tre ore si raggiunge il picco massimo di contrattazioni della giornata, perché la liquidità è elevata.

Le coppie valutarie maggiormente scambiate sono EUR/USD, GBP/USD, USD/JPY, USD/CHF, USD/CAD, cioè euro contro dollari USA, sterlina inglese contro dollari USA, dollari USA contro yen, dollari USA contro franchi svizzeri, dollari USA contro dollari canadesi.

A sua volta, la sessione americana rappresenta oltre un quinto delle contrattazioni mondiali e raggiunge il suo picco massimo di attività in coincidenza dell’apertura della sessione europea, vale a dire, come sopra riportata, dalle ore 14 alle ore 17 di ciascuna seduta (sempre orario italiano).

Possiamo affermare che dopo le 19 ore italiane, l’attività inizia un veloce declino. Gli scambi rallentano, la liquidità si abbassa e il mercato risulta maggiormente statico. In queste ore, si ha la conseguenza che le fluttuazioni dei rapporti di cambio tra le valute potrebbero risultare maggiormente ampie, perché bastano volumi minori per muovere il mercato. In sostanza, il piccolo investitore, che desidera sfruttare le oscillazioni del cambio per ottenere un guadagno potrebbe andare incontro a rischi maggiori, quando l’attività è più bassa, perché le possibilità di influire sui tassi di cambio da parte di un nucleo di speculatori sono adesso maggiori, avendo bisogno di movimentare volumi minori per muovere il mercato nella direzione desiderata.

Venendo all’Italia, gli orari migliori per fare trading nel forex sono dalle 7 alle 9 per i mercati di Tokyo e Londra; dalle 10 alle 12.30 per il mercato di Londra, senza la coppia Euro/Dollaro USA; dalle 14.30 alle 19 per il mercato di Londra, New York fino alle 17 e successivamente solo fino alle 19 per New York; dalle 2.30 alle 4.30 per il mercato di Tokyo.

Non è un caso che i cosiddetti “market movers” vengano pubblicati solamente in alcune fasce orarie della giornata. Trattasi si quei dati economici sensibili per i cambi. Ad esempio, dalle 14.30 ora italiana, iniziano ad essere pubblicati i dati sull’economia americana, proprio in coincidenza con il picco di attività della sessione americana.

Altro orario importante di riferimento per il forex è quello delle 15.30, quando apre la borsa americana. Poiché gli investitori stranieri devono acquistare dollari per comprare titoli americani, in questa fascia oraria si ha un aumento dei volumi di compravendita di dollari.

In genere, dalle 16 alle 17.30, prima che chiuda la borsa di Londra, i cambi assumono una direzione precisa, in vista del calo vistoso di liquidità nelle ore seguenti.

Leva Finanziaria nel Forex – Cosa Significa, Come Utilizzarla e gli Effetti

Il forex è un investimento in una coppia di valuta, che si traduce in un guadagno, se abbiamo acquistato una valuta straniera che si apprezzerà successivamente contro l’altra. Le fluttuazioni ci consentono, quindi, di ottenere un margine di guadagno. Per esempio: investiamo 1000 euro per acquistare dollari USA, quando il cambio euro-dollaro è di 1,25, ottenendo così 1.250 dollari. Se il dollaro sale, poniamo, a un cambio di 1,22, dopo un lasso di tempo X (pochi secondi, qualche seduta, etc.), chiudiamo la nostra posizione, vendiamo i dollari e riacquistiamo gli euro, ottenendo stavolta 1.024,59 euro (1.250 : 1,22), ossia un guadagno di 24,59 euro sui 1.000 investiti, pari al 2,5%. Se in termini percentuali potrebbe sembrare un realizzo accettabile, in valore assoluto potrebbe non esserlo, anche se si tratta, in genere, di un investimento a brevissimo termine.

Le fluttuazioni su cui speculiamo, poi, possono essere molto piccole, limitando enormemente i nostri guadagni potenziali. Per questo, i broker offrono ai clienti la possibilità di investire con l’effetto leva. Esso consiste nel depositare solo una frazione della somma che sarà effettivamente mobilitata nell’investimento. Tale percentuale si chiama margine o deposito di garanzia. In sostanza, esso serve al broker per coprire le eventuali perdite.

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Le leve possono essere del tipo 100:1 o 200:1, ma possono arrivare anche a 1.000:1. Prendiamo una leva di 200:1. Ciò implica che se ci viene richiesto di puntare materialmente 100 euro, in realtà ci stiamo esponendo per 20.000 euro (100 x 200). Il resto del capitale, infatti, lo sta mettendo il provider.

Ovviamente, la leva si traduce in una convenienza per l’intermediario, che ha la possibilità di moltiplicare i suoi guadagni. Se la sua commissione è di 5 centesimi per pip, con una leva di 200 sale a 10 euro al pip.

Tuttavia, come tutte le cose apparentemente molto belle, c’è il rovescio della medaglia. Se i guadagni potenziali con la leva si moltiplicano, altrettanto vale per le perdite. In sostanza, più è alta la leva, maggiore sarà la perdita che potremmo accusare, nel caso in cui i tassi di cambio si muovessero nella direzione opposta a quella da noi desiderata. Non stiamo rischiando i 100 euro di cui sopra, ma ci stiamo esponendo, infatti, fino a 20.000 euro.

Per fortuna, esistono alcuni accorgimenti. Anzitutto, un broker chiede sempre al cliente se intende operare con la leva e per i piccoli investitori proporrà certamente un fattore relativamente basso, pari a 50 o 100, ma non certo di 1.000, evitando così un azzardo troppo grande per il comune risparmiatore. Quest’ultimo, poi, è informato sui rischi e, infine, si può tutelare da essi, fissando una percentuale massima di perdita disposto a subire.

Ipotizziamo di avere puntato 10.000 euro. Potremmo segnalare al nostro broker la disponibilità a correre rischi fino a perdere non oltre il 5%, ossia 500 euro in tutto. Ciò significa che non appena si verificheranno perdite pari a 500 euro, il broker chiuderà la posizione. A volte, però, il comando di chiusura viene impostato un po’ al di sotto della cifra segnalata dall’investitore, per evitare che il cliente debba rinunciare ai guadagni potenziali, a copertura totale o parziale delle perdite, che si hanno con la risalita del corso valutario.

Facciamo un esempio: se il dollaro acquistato a 1,25 contro l’euro scivola del 5%, la percentuale massima di perdita accettata dal cliente sui 10.000 euro investiti, il broker potrebbe impostare il comando di chiusura per una percentuale di perdita un po’ più elevata, se ritiene dalle analisi effettuate, che il corso del dollaro tende a salire anche di poco, dopo avere perso una certa percentuale. Se non lo facesse, chiudendo la posizione esattamente quando la perdita virtuale è di 500 euro, il cliente potrebbe subire il mancato guadagno dalla risalita del dollaro contro l’euro.

Grazie al sistema della leva, il forex è un mercato molto liquido, perché con capitali relativamente contenuti effettivamente sborsati si possono mobilitare flussi ben più elevati. La leva nel forex è mediamente molto alta, di circa 400 a 1.

Di solito, la utilizzano gli investitori per non vincolare eccessiva liquidità a una sola posizione, potendola così ripartire tra diversi investimenti. Le stesse aziende la utilizzano come strategia aziendale per migliorare la loro situazione finanziaria, arrivando anche a indebitarsi per operare nel forex o in altri settori con la leva, sperando di ottenere guadagni superiore al costo degli interessi da pagare sul debito stesso.

Per il piccolo risparmiatore, la leva si traduce in una grande opportunità di investimento e spesso nell’unica possibilità di entrare sul mercato, sperando in guadagni accettabili, visti i bassi capitali di cui generalmente egli dispone.

Di certo, i rischi possono essere minimizzati con gli accorgimenti a cui abbiamo accennato sopra, ma bisogna anche restare con i piedi a terra e comprendere che la leva accentua in positivo e in negativo le fluttuazioni del cambio.

Analisi Fondamentale e Forex – Cosa Bisogna Sapere

Il forex è un campo di investimento sempre più diffuso anche tra i risparmiatori italiani, in quanto garantisce spesso un rendimento significativo e realizzato più velocemente di altre forme di investimento. Esso consiste nel cercare di ottenere un guadagno dalla compravendita di una valuta contro un’altra, indovinando la direzione dei corsi.

Poiché nulla è affidato al caso, la possibilità di realizzare o meno un guadagno è determinata dall’analisi sottostante. A tale proposito, distinguiamo tra analisi fondamentale e analisi tecnica.

L’analisi fondamentale consiste nello studio delle variabili economiche e geopolitiche, che possono determinare il corso di una valuta rispetto a un’altra o a tutte le altre, specie con riferimento al medio-lungo termine. Il principio che risiede alla base di questa analisi è che i prezzi tendono sempre a riportarsi ai loro fondamentali, ossia si adeguano al valore sottostante, in questo caso, dell’economia in esame.

Questo aspetto è molto importante e differenzia l’analisi fondamentale a quella tecnica, ove quest’ultima si concentra sui “rumors”, su quegli aspetti anche di brevissimo termine, che possono influire sul cambio tra due valute, indifferentemente dalle condizioni economiche e geopolitiche sottostanti.

Gli indicatori presi in esame per cercare di valutare se una valuta possa apprezzarsi, rimanere sostanzialmente stabile o deprezzarsi nel tempo sono l’inflazione, il tasso di di disoccupazione, la bilancia commerciale, la politica fiscale del governo e quella monetaria della banca centrale, nonché i fattori geopolitici influenti.

Ad esempio, se il dollaro è abbastanza debole sul mercato contro l’euro, ma la Federal Reserve annuncia o fa intendere più o meno chiaramente che a breve alzerà i tassi, dando vita a un’inversione di politica monetaria, ciò ci lascia intuire che il dollaro sarà destinato ad apprezzarsi, mentre l’euro dovrebbe deprezzarsi. Da qui, in un’ottica di medio-lungo periodo, ovvero guardando a una prospettiva anche di mesi, compro dollari e vendo euro, così da rivendere i primi, quando si saranno apprezzati ai valori presumibilmente massimi contro la moneta unica, riottenendo maggiori unità di euro.

L’aspetto più problematico dell’analisi fondamentale è che non è alla portata di tutti, nel senso che richiede conoscenze di macroeconomia approfondite e bisogna allo stesso tempo guardare a più indicatori, la cui lettura non è sempre di facile interpretazione. Come interpretare, ad esempio, un aumento della disoccupazione negli USA, rispetto al trend futuro del dollaro?

Da un lato, infatto, una maggiore disoccupazione implica che gli americani avranno minore reddito e compreranno minori beni dall’estero, con ciò migliorando il saldo della bilancia commerciale e rafforzando così il dollaro. Dall’altro lato, però, proprio in considerazione di questo aspetto negativo sul mercato del lavoro, la Federal Reserve potrebbe intervenire con un taglio dei tassi o altre misure espansive di politica monetaria, al fine di sostenere l’occupazione americana. E ciò inevitabilmente impatterebbe sul dollaro, deprezzandolo.

Per questo, è importante affidarsi a broker che abbiano una comprensione non superficiale dell’economia, che riescano, cioè, a guardare ai fondamentali, aldilà delle tendenze di breve o brevissimo termine.

Nel caso di cui sopra, ad esempio, bisognerebbe verificare il saldo delle partite correnti, per capire se vi sia o meno una domanda netta di dollari o se si stia registrando un deflusso di capitali e riuscire a prevedere quale influenza avrebbe un’azione della Federal Reserve su tale indicatore macroeconomico.

Non sempre è agevole anche per un esperto prevedere quale sarà l’influenza di uno o più dati macroeconomici sulla valuta, in un arco temporale più breve. In genere, la pubblicazione degli indicatori macroeconomici avviene a scadenze regolari e prestabilite, mentre divengono spesso rilevanti le esternazioni e le dichiarazioni dei principali “policy-makers” di una nazione, come di un premier, di un ministro, di un politico influente, di un capo di stato, di un governatore della banca centrale, etc.

Inoltre, bisogna fare i conti con le aspettative, che oramai sono spesso anche più importanti dei dati in sé, nel breve termine. Ad esempio, se il pil USA risulta cresciuto nell’ultimo trimestre del 2% su base annua, la reazione dei mercati, compreso quello valutario, potrebbe essere negativa, qualora gli investitori avessero stimato una crescita più alta, per cui tenderà a prevalere l’effetto delusione. Tuttavia, l’analisi fondamentale ci dice che nel medio-lungo termine, il dato, se confermato, non potrà che spingere in alto il biglietto verde, quali che fossero le aspettative degli operatori. Lo stesso dicasi, ad esempio, per gli indici di fiducia (consumatori, imprese), che lungi dall’essere scientificamente provati, forniscono una base importante di informazioni al mercato per comprendere se il clima in un dato paese sia positivo o negativo.

Rispetto all’analisi tecnica, quella fondamentale potrebbe richiedere maggiore tempo perché si realizzi un guadagno sulle valute, ma lo stesso ragionamento vale per qualsivoglia altro prezzo. Spesso, grazie a questa analisi si è in grado di avere un’idea pressoché precisa di quale debba essere il tasso di cambio tra due valute, sulla base dello studio dei fondamentali. In sostanza, l’analisi fondamentale ci aiuta a capire se una valuta sia sopravvalutata o sottovalutata allo stato attuale.

Analisi Tecnica e Forex – Cosa Bisogna Sapere

Il forex è un campo d’investimento sempre più diffuso anche in Italia, che consiste nella possibilità di realizzare un guadagno dalla compravendita di valute, speculando sulla differenza di prezzo tra il momento dell’acquisto e quello di vendita. Ipotizzando di acquistare 1.000 dollari, quando il tasso di cambio tra euro e dollaro è di 1,28, abbiamo investito 781,25 euro. Se il dollaro si apprezza e sale a un rapporto di 1,25 contro l’euro, significa che quei 1.000 dollari acquistati valgono adesso 800 euro, per cui se li rivendiamo, abbiamo ottenuto un margine di 18,75 euro, al lordo delle commissioni.

Ma l’analisi tecnica è quel supporto che ci aiuta a comprendere l’evoluzione dei prezzi tra una coppia di valute (il discorso è uguale per qualsiasi tipo di prezzo, sia esso di una merce o di un titolo), grazie allo studio dell’andamento dei prezzi del bene o valuta di riferimento in un determinato arco temporale.

In altri termini, si studia la storia passata di un prezzo e tenendo in considerazione determinati parametri la si utilizza per prevedere l’andamento futuro del prezzo stesso.

La logica sottostante all’analisi tecnica è che il mercato sconta tutto. Di conseguenza, una volta entrati in possesso dei dati relativi ai prezzi di un bene o valuta in un determinato arco temporale, non bisogna interpretare nulla, perché tali movimenti sono già comprensivi dei fattori economici, sociali e politici che ne hanno influenzato il corso.

Stando sempre a questa analisi, il trend di un prezzo tende ad essere costante nel tempo, fino al punto di rottura del supporto o “breakout”, che determina l’inversione di tendenza. Ad esempio, sulla base dell’analisi, potrebbe risultare che il cambio tra euro e dollaro sia destinato a portarsi fino a un minimo (per l’euro) di 1,2250. Nonostante momentanei movimenti di segno opposto, con la temporanei apprezzamenti della moneta unica in una qualche seduta, quindi, gli analisti riterranno che il trend per l’euro sarà ribassista fin quando non sarà toccato il punto di rottura – il cambio di 1,2250 – successivamente al quale vi potrebbe essere un’inversione di rotta del cambio.

Grazie a questi studi, quindi, sarà possibile fissare il momento migliore per comprare e vendere una coppia di valute. Nel caso sopra accennato, quando si sarà verificato il “breakout”, sarebbe conveniente acquistare euro e vendere dollari, perché da quel momento in poi il primo dovrebbe apprezzarsi, mentre i secondi dovrebbero deprezzarsi.

Nell’analisi tecnica, inglobando i prezzi tutti i fattori che determinano i loro movimenti in salita o in discesa, l’aumento di un prezzo è il riflesso della maggiore domanda del bene o valuta, mentre la sua diminuzione riflette un aumento dell’offerta. Nell’analisi fondamentale si è soliti fare il ragionamento opposto: se la domanda sale, cresce il prezzo; se l’offerta è abbondante, il prezzo scende.

Analizzando i “pattern” da oltre 100 anni si è potuto verificare che i movimenti dei prezzi hanno un andamento ripetuto nel tempo, per cui si può ipotizzare che anche in futuro manterranno tali andamenti.

L’analisi tecnica viene svolta tramite grafici lineari, a barre o a candela. Questi ultimi stanno diventando sempre più diffusi tra gli analisti, anche tra quelli principianti. Le candele sono barre e si distinguono in “inside” e “outside”. La prima si ha quando il suo range (dal massimo al minimo) è compresa all’interno del corpo della candela precedente, che prenderà così il nome di “outside”.

A differenza dell’analisi fondamentale, quella tecnica necessita di poche informazioni e ha il vantaggio di concentrarsi sul momento ideale in cui bisogna comprare e vendere, studiando i punti di rottura o “break out”, che a loro volta si distinguono in “breakout” di continuazione e quelli di inversione.

I primi implicano che quando una coppia di valute ha toccato il punto di rottura, i prezzi continuano a muoversi nella stessa direzione di prima. I “breakout” di inversione, invece, rappresentano un’inversione di tendenza, ossia i prezzi iniziano a muoversi nella direzione opposta a quella di prima.

L’analisi tecnica può trasformarsi in una profezia che si auto realizza, quando molti operatori di mercato prevedono lo stesso punto di rottura e lo stesso trend, con la conseguenza che modificano i volumi di acquisto e di vendita di una coppia di valute, nei fatti spostando la domanda e l’offerta nella direzione prevista.

Possono sfruttare l’analisi tecnica, in particolare, coloro che hanno una strategia di breve termine, rispetto ai cosiddetti “cassettisti”, ossia coloro che comprano per tenere la valuta per un periodo medio-lungo.

Si pensi a questo esempio: nel 1982, l’indice Dow Jones Industrial Average si attestava su valori sostanzialmente uguali a quelli del 1966. Chi aveva acquistato titoli in quell’anno e li avessi mantenuti fino al 1982, avrebbero ottenuto un rendimento lordo del 25%, incluse tasse e commissioni. All’interno del periodo, però, si erano registrati 5 cicli, per cui chi ne sfruttò i trend, acquistando ai prezzi minimi e vendendo ai massimi, potè realizzare un margine lordo del 900%. Questo esempio ci aiuta a comprendere che spesso è preferibile, seppur più rischioso, concentrarsi sui movimenti a breve dei prezzi, ma per farlo in maniera accurata serve l’analisi tecnica.